David Sedaris by Cuor contento il ciel lo aiuta mondadori

David Sedaris by Cuor contento il ciel lo aiuta mondadori

autore:Cuor contento il ciel lo aiuta mondadori [mondadori, Cuor contento il ciel lo aiuta]
La lingua: ita
Format: epub


Vacuum

Il supermercato più vicino all’appartamento che Hugh e io abbiamo nell’Upper East Side di Manhattan non è tanto affollato, di solito. Non merita di esserlo. Non è sporco e nemmeno poco fornito: è solo deprimente, anche perché è in buona parte interrato e senza finestre. Ogni tanto capita di trovare una cassiera cordiale, che si comporta come se fosse regolarmente pagata e non, invece, incatenata al pavimento per le caviglie, ma le persone solari durano poco, lì. Io ci entro di rado, e solo perché è conveniente.

Nel febbraio 2020 andai in Sudamerica con la mia amica Dawn. Si parlava già di un certo virus che circolava in Cina, ma non ci badai più di tanto, finché non volai da Buenos Aires a Santiago del Cile e dovetti mettermi in fila alla dogana per farmi misurare la temperatura. “Be’, interessante” pensai. Era la prima volta che vedevo uno di quei termometri che sembrano pistole, e strizzai d’istinto gli occhi quando me lo puntarono alla fronte. “Reagirò così quando qualcuno deciderà davvero di spararmi in testa a bruciapelo?” mi domandai. “Chiuderò gli occhi e avrò un piccolo spasmo?”

Sul volo che mi riportava a New York notai che alcuni dei passeggeri a bordo portavano la mascherina, e li condannai, tra me e me, per quell’esagerazione, non sapendo ancora che nel mese di marzo il mio culo nudo sarebbe stato esposto al sole più spesso della metà inferiore della mia faccia. Negli Stati Uniti, il primo segno del fatto che le cose stavano andando a rotoli fu il supermercato per cui provavo antipatia. Era passato da zero a sessanta clienti dalla sera alla mattina. Le file arrivavano inopinatamente fino alla parete in fondo per poi ripiegare a serpentina in direzione delle casse. La prima merce che sparì fu la carta igienica, seguita dai suoi più ovvi surrogati: kleenex, tovaglioli e scottex. Ricordo di aver fissato a lungo i filtri del caffè, domandandomi: “Non sarà troppo presto?”.

Poi fu la volta del cibo di chi non sa cucinare: pizze e burritos surgelati, pasta, sughi pronti e tonno.

Girava voce che potessero chiudere anche i negozi di alcolici, e questo scatenò la corsa alla vodka, venduta non nelle solite bottiglie affusolate e ricoperte di brina che sembrano trofei di una gara di danza moderna, bensì in certe taniche sulla cui etichetta ci sarebbe stato bene il simbolo del teschio con le tibie incrociate.

Provai anch’io a fare scorte. Al mio primo tentativo, in un negozio di Whole Foods, dopo aver fatto la fila per entrare, comprai soltanto due bistecche e una bustina di noce di cocco disidratata.

«Noce di cocco?» disse Hugh quando rientrai a casa.

Ne presi alcune scaglie dal sacchetto, come se fosse tabacco da masticare, e me le piazzai tra le gengive, in basso, e le guance. «Be’, ho visto che la usi per fare le torte.»

Quella sera, in un altro supermercato di zona, provai di nuovo a fare acquisti all’ingrosso, e tornai a casa con mezzo litro di latticello e le tortillas di mais per fare i tacos.



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